I contenuti sponsorizzati relativi ad NFT e criptovalute sono ormai una costante dei social network. Dopo il boom degli ultimi anni, il fenomeno sembra essersi assestato su livelli fisiologicamente più contenuti, ma non sono rari i post e le stories in cui i token vengono proposti – in maniera più o meno trasparente – come grande fonte di potenziale guadagno.
È in questo contesto di innovazione tecnologica e speculazione finanziaria che l’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria ha scelto di intervenire. Da un lato, per “la complessità e la delicatezza della materia, che richiedono innanzi tutto chiarezza e trasparenza nei confronti degli utenti” in un contesto di ampia disintermediazione rispetto a prodotti finanziari tradizionali che talvolta possono nascondere insidie per gli utenti; da un altro, per supplire all’incompletezza regolatoria sulla materia (il c.d. Regolamento MiCa non è ancora stato adottato in sede europea).
Le linee guida per la pubblicità delle cripto-attività
Con un comunicato del 09.03.2023, lo IAP ha quindi reso noto di aver aggiornato l’art. 27 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e di aver adottato delle specifiche linee guida per la pubblicità delle cripto-attività. Le novità introdotte dallo IAP sono frutto del lavoro di una Commissione di Studio a cui hanno partecipato anche Banca d’Italia e Consob e si basano su due principi cardine:
- la “chiarezza nei confronti del consumatore, al fine di consentire scelte consapevoli anche a chi è privo di specifica preparazione”;
- l’obbligo di esplicitare nel messaggio pubblicitario se l’oggetto della comunicazione non è (o è solo in parte) soggetto all’applicazione della normativa riguardante prodotti e servizi finanziari, bancari, assicurativi e di investimento, avvertendo il consumatore della minore tutela e dell’eventuale assenza di poteri di supervisione e controllo per le autorità di vigilanza.
Ma cosa si intende con cripto attività?
Lo IAP l’ha descritta come “una rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga”. Rientrano quindi in questa definizione le criptovalute e gli NFT, ma la nozione è volutamente ampia e flessibile.
Lo IAP sottolinea che si tratta di strumenti altamente rischiosi e speculativi, non adatti per la maggior parte dei consumatori come investimento o mezzo di pagamento o scambio. È dunque necessario che i clienti siano consapevoli del rischio di perdita anche totale del capitale investito, di frodi ed errori e della mancanza di forme di tutela a loro disposizione, così come è fondamentale comprendere che – tra tutte – vi sono alcune cripto attività “completamente prive di valore intrinseco”. In tale contesto, deve essere rivolta specifica attenzione ai rischi di pubblicità ingannevole effettuata tramite i social media e l’influencer marketing, affinché vengano fornite informazioni chiare, corrette, non fuorvianti e responsabili al pubblico dei consumatori e, in particolare, ai piccoli risparmiatori.
Quali sono le indicazioni dello IAP? Cosa comportano per chi si occupa di influencer marketing e creazione di contenuti digitali?
Secondo le linee guida, la comunicazione commerciale relativa alle cripto attività è soggetta a numerosi vincoli:
- deve rispettare le previsioni dell’art. 27 del Codice;
- deve fornire informazioni chiare, complete, accurate e aggiornate sulla natura della proposta, sulle caratteristiche dei beni o servizi offerti – compresa l’eventuale scambiabilità tramite piattaforme – sul funzionamento e i rischi connessi (per esempio la volatilità dei prezzi ed i rischi informatici), adottando un linguaggio comprensibile anche a un pubblico non dotato di specifiche competenze e conoscenze, tenuto in considerazione anche il mezzo di diffusione adottato, per consentirgli di comprenderne l’effettiva portata e assumere consapevoli scelte di impiego delle proprie risorse;
- deve contenere in forma evidente e chiara avvertenze per il pubblico che si tratta di attività il cui acquisto e successivo deposito possono comportare la perdita dell’importo totale delle risorse impiegate. Tali avvertenze devono risultare preminenti nel messaggio, ben comprensibili dal pubblico a prescindere dal mezzo utilizzato e non risultare contraddette dall’impatto generale della comunicazione. Tra le ipotesi di testo da adottare: “L’operatività in cripto attività non è regolamentata, può non essere adatta per i piccoli investitori e l’intero importo investito potrebbe andare perso” oppure “Le cripto attività non sono regolamentate e possono essere altamente rischiose. Non vi è alcun rimedio normativo per eventuali perdite derivanti da tali transazioni” o simili;
- nel caso in cui faccia riferimento ad offerte limitate, deve indicare espressamente il periodo di tempo di validità, o qualsiasi altra variabile a cui le offerte siano subordinate (ad esempio il raggiungimento di un certo volume);
- non deve creare l’urgenza di procedere sfruttando la mancanza di esperienza o la credulità del pubblico;
- deve chiarire se l’offerta ha in via primaria ad oggetto finalità di investimento e quindi di potenziale accrescimento del capitale a fronte del rischio di perdita del medesimo, ovvero, se è invece finalizzata alla acquisizione di servizi offerti tramite piattaforme tecnologiche (es. utility token – un tipo di cripto attività che è esclusivamente volto a consentire l’accesso a un bene o servizio fornito dall’emittente del token.);
- deve consentire di individuare in modo univoco il soggetto proponente e la controparte contrattuale dell’offerta, ovvero, ove ciò non sia possibile in ragione della natura decentralizzata della tecnologia cui l’offerta si riferisce, deve esplicitare chiaramente tale circostanza;
- non deve essere indirizzata e/o fare riferimento, anche indiretto, ai minori o soggetti che appaiono evidentemente tali;
- non deve fare riferimento alle cripto attività come soluzioni a problemi personali o economici, né indicarle come prospettive per migliorare la propria situazione economica o come possibilità di successo e cambiamento di vita, evitando di generare aspettative false o sproporzionate;
- non deve minimizzare o banalizzare i rischi associati a queste attività, ingenerando nei destinatari un eccesso di fiducia sulle soluzioni offerte. L’indicazione dei rischi connessi con l’operatività in cripto attività deve avere un’evidenza almeno equivalente all’indicazione dei potenziali guadagni;
- se diffusa attraverso internet, deve conformarsi al Regolamento Digital Chart. Celebrità, influencer, blogger o altre figure simili di utilizzatori della rete che con il proprio intervento possano potenzialmente influenzare le scelte commerciali del pubblico devono prestare particolare attenzione alle dichiarazioni e alle affermazioni che veicolano, in modo da non indurre in errore i consumatori;
- nel caso in cui si faccia riferimento ai rendimenti ottenuti, essi devono essere calcolati su periodi rappresentativi in relazione alla particolare natura degli investimenti e alle oscillazioni dei risultati: ad esempio, un periodo superiore a 12 mesi è ritenuto sufficientemente rappresentativo. La comunicazione deve inoltre sempre indicare la fonte delle informazioni cui si è fatto riferimento.
Buona parte dei contenuti che si vedono circolare sembra in contrasto con queste indicazioni. E se è vero che le regole autodisciplinari sono vincolanti solo per chi aderisce allo IAP, è bene ricordare che in più di un’occasione sono state prese come parametro di riferimento per valutare la liceità di messaggi pubblicitari e di condotte professionali anche nei Tribunali ordinari.
La palla passa ora agli operatori del settore che dovranno scegliere se conformarsi alle indicazioni dello IAP o attendere le regole che saranno introdotte con il Regolamento MiCa (atteso nei prossimi mesi).